Coerenza nella pratica del design

consistency in design practice

Coerenza nella pratica del design

La domanda di oggi è difficile e potrebbe non sembrare direttamente correlata al titolo.

Perché le aziende più note lavorano sempre con gli stessi designer?

O, per dirlo in modo diverso, se osservi attorno a te, noterai che il design dei progetti veramente importanti vengono assegnati “sempre alle stesse persone”. E non mi riferisco solo al settore furniture o lighting, ma al design in generale.

Tempo fa Samsung ha selezionato uno studio indipendente per fare una tv, solitamente in mano al proprio ufficio stile. Chi ha chiamato? I fratelli Bouroullec!

La Serif Tv dei fratelli Bouroullec per Samsung

È successo grazie alla loro fama? Sì e no.

Le aziende investono nel lavoro dei designer famosi per tre motivi principali:

– competenza

– reputazione

– consistenza

Le prime due sono quasi banali, ma hai mai riflettuto sulla terza?

Ricordo un imprenditore (purtroppo mi sfugge il nome) che tempo fa lamentava che il rischio maggiore nell’investire su un designer emergente è che questo tende a sparire.

Mi spiego meglio.

Essere un designer indipendente non è mai stato difficile come ora L’epoca d’oro iniziata negli anni ’90, che ha generato archistar e si produceva di tutto, è finita nel 2012 (causa crisi, lo sappiamo tutti). La mia generazione (parliamo di millenials) è stata formata da queste figure che hanno vissuto proprio l’epoca d’oro. Ci hanno fatto credere che facevamo cose, ce le producevano e ci facevamo i soldi. La realtà è che il mondo è cambiato, ma non ce ne siamo manco accorti.

Di consequenza c’è stato un malinteso tra i designer e le aziende. Meno lavori, meno soldi, più gente che molla. Molti designer si sono arresi, dovevano spingere di più, invece hanno abbandonato la nave. Alcuni brand hanno addirittura dovuto affrontare il fatto che alcuni loro designer sono spariti dalla circolazione. È chiaramente dannoso per qualcuno che investe molti soldi nella produzione di un oggetto vedere che l’autore non è più attivo e che si è aperto un bar che fa pancake.

Ovviamente, non è da caricare il designer delle sole responsabilità. Ricordo un’intervista su Dezeen di Hanna Emelie Ernsting (dov’è ora? Chissà…) che accusava l’industria di non essere più in grado di fare da editore per i designer. Ma è una storia diversa.

Pet stools, design Hanna Emelie Ernsting

I brand editori (come Vitra, Magis, e altri) sono comparabili alla case discografiche musicali. I musicisti compongono demo track, trovano un’etichetta, vengono prodotti e distribuiti a livello mondiale (diciamo che è un esempio “in a nutshell”). I designer indipendenti fanno lo stesso, ma con gli oggetti al posto della musica. Perché un’etichetta dovrebbe selezionare un musicista e investirci soldi per portarlo al successo? Originalità, personalità, consistenza. Una star che dura poco non è un gran investimento, facile da immaginare. Non sarà un esempio 100% attinente, ma rende l’idea.

Mike Oldfield e Richard Branson

Capisco la frustrazione di non essere compresi, di fronte al rifiuto e, infine, quando si trova un editore, di vivere un turbinio di articoli stampa e conferenze, essere acclamati come “designer emergente dell’anno”, ma senza vendite e quindi senza reddito.

Tuttavia, ci sono numerose storie di successo di individui che hanno perseverato e raggiunto il successo. Il primo che mi viene in mente è Sebastian Herkner. Mi ricordo che ha raccontato di aver partecipato a diverse edizioni del Salone Satellite mentre lavorava all’università per pagare le bollette, il tutto fino ad attirare finalmente l’attenzione di una grande azienda. Poi Classicon è arrivata e ha prodotto uno dei tavoli cha ha venduto di più nella sua storia. Non ha mollato, ha continuato a provare, e alla fine l’ha fatta. Ora è uno dei protagonisti principali, coinvolto in numerosi progetti, amato dalla critica, dal pubblico e dalle aziende.

Questa qualità ha un nome: consistenza.

Oggi è più facile ottenere riconoscimento come buon designer rispetto a dieci anni fa, grazie all’avvento dei social network che hanno cambiato le regole del gioco. Se proponi sempre cose di qualità e le mostri con costanza, le cose iniziano a muoversi.

Personalmente non sono l’esempio migliore, preferisco lavorare dietro un blog piuttosto che consividere immagini della mia routine lavorativa. Ma c’è chi sa farlo bene e ottiene risultati da quel duro lavoro.

Ad esempio: Nicholas Baker. Condividendo quello che fa online è diventato una figura riconoscibile. È coinvolgente e laborioso, sperimenta costantemente con nuovi strumenti. Di recente, è riuscito addirittura a far produrre in Italia una sedia realizzata tramite stampaggio ad iniezione. Farsi produrre una sedia in plastica non è facile affatto, specialmente se è la prima.

NIck Backer per Diamantini Domeniconi

Quindi, non mollare. Sii uno di quei designer che mantengono gli standard di questa professione a un livello elevato e condividono ciò che fanno.

Vuoi leggere altro sui metodi del design? Prova “The Good Time When Designers Were Just Designers” o semplicemente naviga la journal section.