
13 Ott Capire la SuperNormale
La semplicità è veramente minimale?
Se state leggendo questo articolo, probabilmente siete radicati nel mondo del design. Se così non fosse, meglio ancora, perché oggi mi addentrerò in un argomento un po’ di nicchia ma profondamente significativo: la SuperNormalità.
Penso che non sia preso abbastanza sul serio, ma non intendo dire che manchi di rispetto all’interno della comunità del design. Si tratta piuttosto del fatto che il concetto di SuperNormale non è stato riconosciuto ufficialmente come movimento distinto. Forse è troppo recente per una simile categorizzazione, ma a mio avviso è giunto il momento di riconoscerne l’importanza.
Nella nostra epoca frenetica, gli eventi appaiono spesso come una continua sfocatura, rendendo difficile fare un passo indietro e coglierne il significato. Posso capire che ci sia bisogno di tempo per definirlo veramente, ma questo concetto ha iniziato a germogliare quasi due decenni fa e si sta ancora evolvendo. Anzi, ora è più d’impatto che mai, e forse è anche per questo che è sull’orlo di una battaglia intellettuale.
Le radici del concetto di SuperNormal risalgono a un momento di disillusione vissuto da Naoto Fukasawa. Durante la fiera di Milano, ha osservato le persone che si sedevano sul suo nuovo sgabello per Magis, chiamato Déjà Vu, come se fosse un normale sgabello di servizio, perdendo la sua essenza progettuale più profonda. Il suo collega Jasper Morrison, tuttavia, si rese conto dell’eccezionalità di questa reazione. Per chi lo usava comodamente senza pensarci due volte, lo sgabello aveva raggiunto il suo vero scopo. Era un prodotto SuperNormal.
Questa realizzazione ha dato vita alla mostra “Super Normal” nel 2006 a Tokyo. Morrison l’ha descritta come una collezione di oggetti “di tipo più discreto e per lo più, anche se non inevitabilmente, progettati in modo anonimo, che superano con facilità le loro controparti quando si tratta di un uso quotidiano a lungo termine”.
Il museo esponeva oggetti che oggi sono considerati normali, ma che in fondo avevano un impatto sottile ma profondo sulla vita delle persone. Questi disegni non erano standard; avevano un’essenza più profonda e meno appariscente che in seguito è diventata la norma. Ogni oggetto aveva quel tocco in più, anche se in modo discreto.
È fondamentale capire come siamo arrivati a questo punto e perché ritengo che la SuperNormalità non possa essere una dottrina rigida.
Il viaggio di Jasper Morrison verso questo funzionalismo estremo, colorato di minimalismo, è stato, in parte, una reazione al movimento sgargiante e meno funzionale di Memphis. Ha spostato la sua attenzione verso un approccio basato sulle idee piuttosto che sull’espressione poetica.
Tuttavia, è fondamentale non considerare l’opera di Morrison come un mero funzionalismo razionale, in cui la forma segue rigorosamente la funzione. Per comprenderlo veramente, dobbiamo fare un passo indietro nella sua carriera.
Una fase cruciale della sua evoluzione come designer è stata la modifica delle funzioni degli oggetti esistenti. I tavoli ricavati dai vasi delle piante o dai manubri delle biciclette potevano sembrare una necessità a quei tempi, ma lui vedeva in quelle forme funzioni che ad altri sfuggivano. Quando è passato a creare nuove forme, questa esperienza ha influenzato naturalmente il suo approccio, come nel caso del pomello ispirato alle lampadine.
Ciò che Morrison fa con le forme è incredibilmente ricco di sfumature. Ricordo una storia in cui raccontava che modificando l’altezza di un tavolo di un solo centimetro, l’intera percezione del tavolo cambiava. Purtroppo, questo approccio viene spesso frainteso, portando a imitazioni mal riuscite in cui l’enfasi sulla funzione e sulla semplicità manca di proporzione e funzionalità.
Quindi, quando dico “combattere il SuperNormale”, è un invito a una contemplazione più profonda. Emulare il pensiero profondo di Morrison. Tracciate il vostro percorso senza limitarvi a ripercorrere territori consolidati, perché spesso seguiamo le regole senza capirne il motivo, cadendo nella trappola di fragili teorie progettuali.
Morrison non è l’unico designer che merita questa profonda comprensione. Nel prossimo capitolo (non so quando), esplorerò la prospettiva di Naoto Fukasawa sul SuperNormale, addentrandomi ancora di più in questo intrigante regno.