03 Mar 3 SEDIE CHE MI PIACCIONO
Tre sedie che mi piacciono e cosa le rende speciali.
Oggi voglio spendere delle parole che siano utili a chiarire i miei flussi mentali.
Spesso mi perdo nel cercare sedie ben progettate per capirne la logica. Per un designer la sedia, probabilmente per retaggio storico, è uno degli oggetti più interessanti Essendo stato progettato in migliaia di varianti, è molto complesso crearne un esemplare che sia ben distinguibile dalla massa e che mantenga intatti i principi fondamentali dell’industrial design, quale la replicabilità, il giusto costo e l’apprezzamento della critica (dando per scontato che il prodotto sia comfortevole).
Proprio in questi giorni mi sto cimentando alla riedizione di un mio vecchio progetto, per migliorarlo e proporlo al mercato, ed è proprio una sedia. Ho quindi cercato di mettere “su carta” alcune cose che mi colpiscono in progetti che ritengo validi.
Vi parlo allora di 3 sedie che spesso vado a guardare per settare i miei standard, si tratta di: T14 di Tolix (Patric Norguet), Yard di Emu (Stefan Diez) e Bell di Magis (Kostantin Grcic).
Ritengo che questi modelli svolgano magistralmente la loro funzione ed abbiano delle proprietà costruttive così ben studiate da lavorare in maniera talmente armoniosa da rendere iconico il pezzo, probabilmente senza mai aver avuto volontà di farlo.
Ovviamente ogni progetto ha la sua criticità, ma ho cercato di soffermarmi sugli aspetti positivi che ho individuato e che mi hanno colpito.
T14 / Patrick Norguet + Tolix
Un progetto che, a detta del designer Patrick Norguet, nasce con lo scopo di aggiungere un prodotto alla gamma Tolix (che mi sembra non proponesse una sedia nuova da circa 80 anni) in grado di reggere il confronto con il modello A, un oggetto di enorme successo, longevo e super copiato. Difficile credere che non l’abbiate mai visto, sicuramente vi sarete seduti su una delle copie [che aimè spopolano in Italia, a causa della pigrizia culturale popolare che pervade i confini nazionali, una volta maestri della materia, con all’attivo ancora un parterre di progettisti molto validi che vivono una battaglia partigiana contro il malfatto] .
Norguet ha reinterpretato i capisaldi strutturali della seduta storica cercando di portarla nel nuovo millennio, rispettando i valori della precedente e cercando di aumentarne il comfort. L’operazione dal punto di vista visivo è ben riuscita, si preserva il sapore industriale del pezzo ed è molto comoda. Considerando anche che quest’oggetto è interamente in metallo per essere utilizzabile anche all’aperto.
Unico pensiero è che forse il tentativo di fare un’azione migliorativa rispetto al modello A non sia del tutto riuscito. A parte che forse la Tolix non abbia spinto troppo sul mercato quest’oggetto (senza marketing si va poco lontano), il fatto che questa sedia non abbia la versione senza braccioli (come la A) mi fa pensare che la versione senza non abbia superato i test strutturali di resistenza. Nel sito del designer si vede che Norguet ha lavorato anche la versione senza braccioli, ma non è in catalogo e mi fa pensare che lo schienale non reggesse senza braccioli.
È comunque un bell’oggetto che non ha timore di mostrare le proprie componentistiche, il che lo rende onesto.
YARD / STEFAN DIEZ + EMU
Questa sedia l’ho iniziata ad apprezzare solo una volta provata. In foto non sembra chissà cosa, ma è effettivamente un capolavoro. Stefan Diez si sta rivelando negli anni un “game changer” e questo credo sia uno dei prodotti meglio riusciti.
Il sistema di strip che accompagnano la seduta, la rendono super comoda, nonostante sia un prodotto da esterni.
Solitamente le sedie da esterno sono di metallo, come quella di Norguet, e con strutture molto resistenti, sia agli urti che alle intemperie. Diez è riuscito a mantenere tutti i crismi di una seduta outdoor, ma elevandola a un’ergonomia fluida che la rende piacevolissima nonostante la destinazione d’uso.
La forma non è male se vi si interagisce in prima persona, ha delle belle linee che vanno apprezzate dalle viste giuste e il sistema che integra le strip della seduta le nasconde alla grande. Infatti pare che sia un sistema brevettato che credo si ispiri agli elastici presenti nei divani.
Il design poi si presta ad essere evoluto ad intera collezione, cosa che lo rende micidiale nell’ottica di un catalogo aziendale.
BELL / KOSTANTIN GRCIC + MAGIS
Questa è una sedia monoblock, ovvero stampata in un unico pezzo. È una tipologia che si presta ad essere realizzata in grandi quantità ed ha un prezzo contenuto.
Fa concorrenza ad altri pezzi disegnati da grandi designer, come la Elementaire dei fratelli Bouroullec.
Anche questa è una sedia che comunica poco per foto, o meglio, non abbastanza.
A un primo sguardo, sembra una sedia normale, ma non lo è. A parte la forma che è un chiaro richiamo alle monoblock classiche, ma più evoluta. Estremamente comoda e super resistente, la texture del materiale (riciclato) conferisce una sensazione solida e materica che fa dimenticare che sia in materiale plastico.
Grcic ha ragionato anche sul trasporto, non solo per la sua impilabilità, ma lo stoccaggio è favorito da un pezzo aggiuntivo che le rende super trasportabili.
Il merito di Grcic, oltre agli elogi strutturali, sta nell’essere riuscito ad eliminare ogni segnale di tecnicismo nelle forme di questo prodotto, nobilitandola e abbattendo il muro che si crea tra gli oggetti più economici e il buon disegno. Uno smacco ai global brand (vedi Ikea), che stanno omologando il gusto del consumatore medio, che si trovano piano piano a dover affrontare un’industria del design che sta lavorando con attenzione per tornare ad essere apprezzata anche da chi il design non lo segue.
Se sei interessato ad altre analisi sulle sedia, puoi guardare l’articolo Positive Nostalgia, dove vengono presi in esame alcune sedie di Philippe Starck.